Con il tempo e con la paglia maturano le nespole, recita un antico proverbio, saggia locuzione ormai estinta che metaforicamente suggerisce ancora di portare pazienza e consiglia di saper aspettare per vedere i risultati di qualcosa. Un modo di dire che si riferisce al frutto del nespolo comune (Mespilus germanica), una pianta della famiglia delle rosacee, che cresce spontaneamente nelle zone con terreni umidi e calcarei dell’Europa centrale e meridionale.
Nota dall’antichità, i suoi frutti non possono essere consumati alla raccolta, che avviene nel tardo autunno, ma vanno lasciati “ammezzire” in un ambiente asciutto e ventilato fino a gennaio-febbraio, (appunto nella paglia) a rammollire, finché il loro colore vira dal marrone chiaro al marrone scuro. Una consorella è la nespola, frutto dell’Eriobotrya japonica, quella oggi più commercializzata, di color giallo-arancio, dalla buccia sottile e di forma tondeggiante, proveniente da un piccolo albero originario della Cina e del Giappone, importato in Europa nel 1700. La nespola del Giappone è il frutto di un pianta che viene coltivata soprattutto nella Conca d’Oro e in genere nell’Italia meridionale e nelle terre dove crescono gli agrumi e l’ulivo. È un piccolo albero con bellissime foglie grandi e coriacee, fiorisce con i primi freddi dell’inverno e i suoi fiori sono bianchi e profumati. I frutti del nespolo giapponese sono gialli o ambrati, maturano in primavera o inizio estate e sono immediatamente commestibili: i semi sono grossi e marroni, ma non commestibili. Le nespole, quindi, vengono classificate secondo il periodo di raccolta (precoci, medie, tardive) e il sapore (nespole vanigliate e normali): ci sono cultivar a carattere localistico, tra cui le italiane Precoce di Palermo, Nespolone di Travia e Nespola di Ferdinando. Un tempo c’era una curiosa usanza che prevedeva di regalare alla fidanzata un rametto di nespole, cosa che oggi potrebbe sembrare addirittura offesiva, considerato che i doni sono ben altri e spesso molto costosi. In realtà, quell’usanza racchiudeva antichi significati, perché il nespolo era la pianta-simbolo della virtù muliebre. Peraltro, nella tradizione contadina la nespola era considerato un frutto ricco di proprietà (in effetti è ricco di fibre, zuccheri, sali minerali e via dicendo), che serviva anche per scandire il passare delle stagioni. Il nespolo era la prima pianta a fiorire, ma i suoi frutti erano gli ultimi a maturare. Una sua buona fioritura veniva inoltre considerata come premonitrice di un ricco e abbondante raccolto di stagione. Tradizionalmente le nespole venivano poste sulla paglia in stanze arieggiate e non umide, finché assumevano il tipico sapore vinoso dolce e venivano offerte agli ospiti con miele e acquavite.
Indice
L’ACQUISTO
I frutti migliori sono quelli con la buccia dal colore più intenso e priva di macchie o ammaccature; inoltre sono da preferire frutti maturi, con polpa morbida e colore vivo. Il resto delle cultivar che più facilmente potete trovare sui banchi di frutta sono l’Olanda, la Comune (o di Germania), la Reale, la Mogi, la Vaniglia, la Early Red e la Champagne; le altre provengono da produzioni locali e sono ancora in attesa di riconoscimento, come il Nespolo di Castelraniero, il Nespolo a goccia, precoce, gigante e a frutto medio.
VALORE NUTRITIVO E CONSUMO
100g di nespole contengono: 0,4 g di proteine – 0,4 g di grassi,
6,1 g di carboidrati – 2,1 g di fibre – 0 colesterolo – 1 g di sodio – 28 Kcal.
Questi frutti contengono inoltre una percentuale d’acqua che supera l’80% e sono ricchi di vitamina A, di vitamine del gruppo B, C ed E, nonché di acidi organici (citrico, malico e tartarico, che in parte durante la maturazione si trasformano in sostanze zuccherine), potassio, magnesio, tannino e flavonoidi. Le nespole sono astringenti e diuretiche, efficace rimedio contro la diarrea, soprattutto se il frutto non ha raggiunto una completa maturazione; se consumata matura, favorisce la regressione delle infiammazioni emorroidali. Mangiate in eccesso provocano stitichezza. I semi non vanno ingeriti, perché sono tossici. Tanto piu’ il frutto e’ acerbo tanto maggiore e’ la quantita’ di tannini che contiene, molecole ad azione antiossidante, che danno la sensazione di asciutto in bocca e provocano un effetto astringente sull’intestino. Al contrario, nel frutto maturo i tannini si trasformano in zuccheri e il frutto diventa un blando lassativo. La nespola contiene discrete quantita’ di acido formico e acetico, che determinano il gusto acidulo, oltre a fibra alimentare solubile .
CONSERVAZIONE E USO
Possono essere conservate in frigorifero da 3 a 12 giorni, a seconda del grado di maturazione del frutto. Si consumano al naturale, ma possono essere utilizzate anche per la preparazione di confetture. Grazie ai suoi componenti, la nespola anticamente veniva utilizzata come rimedio per molteplici disturbi. Con l’imporsi di attività agricole più redditizie si cominciò a trascurare le piante che non avevano un preciso interesse economico, cosi il nespolo si trovò sempre meno nei frutteti, mentre continuò ad avere il suo posto nell’hortus conclusus dei conventi, dove veniva impiegato per produrre gli elisir e i tonificanti che caratterizzavano la produzione delle erboristerie dei monasteri e delle abbazie. Da questo frutto, infatti, si può ricavare un prelibato liquore, detto Nespolino, che ricorda il profumo delle mandorle amare, ma anche gustosi canditi e marmellate.
MARMELLATA DI NESPOLE DEL GIAPPONE
Ingredienti
500 gr di nespole pulite
400 gr di zucchero
Lavate le nespole e togliete il gambo, la buccia e i semi. Quindi, pesate la polpa per essere sicuri che si sia raggiunta la quantità giusta, aggiungete lo zucchero e fate cuocere rimestando spesso, finché la marmellata avrà raggiunto la giusta consistenza. Fate stiepidire e poi riempite i vasetti, sigillandoli ermeticamente.